Negli studi clinici, la medicina di genere può fare la differenza
17 giugno 2024
Tener conto delle differenze tra uomini e donne anche negli studi clinici significa ottenere risultati più precisi e affidabili: è quanto emerge da un recente documento dell’Istituto Superiore di Sanità, relativo alle “Linee di indirizzo per l’applicazione della Medicina di Genere nella ricerca e negli studi preclinici e clinici”.
Le diversità – genetiche, cellulari, biochimiche e fisiologiche – giocano, infatti, un importante ruolo nel metabolismo dei farmaci. Se è vero che la medicina occidentale è stata costruita sul paziente-tipo, identificabile nell’uomo caucasico tra i 30 e i 45 anni, oggi le aziende farmaceutiche e le autorità regolatorie pongono particolare attenzione affinché sia garantita una rappresentazione di genere equa, fondamentale per garantire una medicina personalizzata ed inclusiva.
Quali sfide rimangono da affrontare?
A ricostruire le tappe di un’inversione di rotta che in Italia è in atto dal 2018 è Elisa Manacorda, Giornalista scientifica, nel nuovo longform di Pfizer dedicato alla medicina di genere: